1. La spiritualità intrinseca dell'essere umano
Il desiderio di trascendere la condizione umana, di andare oltre la ordinaria consapevolezza e personalità è un impulso profondamente radicato, antico quanto l’umanità. Possiamo ritrovarlo nelle pitture rupestri del sud europeo e nelle tombe risalenti all’età della pietra nel medio-oriente. In entrambi i casi viene espresso il desiderio di connettersi a una realtà più vasta. Possiamo ritrovare lo stesso desiderio nelle credenze e nei riti animisti dello Sciamanesimo arcaico, e lo vediamo fiorire nelle tradizioni neolitiche – nella civilizzazione Indo-sarasvati, tra i Sumeri, in Egitto e in Cina.
Ma in nessuna parte al mondo questo impulso verso la trascendenza ha trovato espressione più consistente e creativa come in India. La civilizzazione indiana ha prodotto una varietà impressionante di credenze, pratiche e approcci spirituali. Questi hanno mirano ad una dimensione della realtà che eclissa di gran lunga le nostre singole vite umane e il cosmo ordinato della nostra percezione e immaginazione umana. Questa dimensione è stata variamente chiamata Dio, l’Essere Supremo, l’Assoluto, il Sé (trascendentale), lo Spirito, l’Incondizionato, e l’Eterno.
Diversi pensatori, mistici e saggi – non solo indiani ma di tutto il mondo – ci hanno dato una pletora di immagini o spiegazioni della Realtà suprema e la sua relazione con l’universo manifesto. Tutti, però, sono d'accordo che Dio, o il Sé, trascende sia il linguaggio si la mente.
La spiritualità indiana, che prende il nome di Yoga, è indubbiamente la più versatile al mondo. In effetti, è difficile pensare ad un qualsiasi problema o soluzione metafisica che non sia già stato considerato dai saggi e dagli esperti dell’India antica o medievale. I “tecnici sacri” indiani hanno sperimentato e analizzato l'intero spettro delle possibilità psicospirituali – dagli stati paranormali alla temporanea consapevolezza unificante della realizzazione di Dio alla illuminazione permanente.
I metodi e gli stili di vita sviluppati dai geni filosofici e spirituali indiani per un periodo di tempo di almeno cinque millenni hanno tutti lo stesso scopo: aiutarci a rompere i modelli di comportamento della nostra consapevolezza ordinaria e realizzare la nostra identità (o per lo meno unione) con la Realtà perenne.
Le grandi tradizioni indiane di crescita spirituale considerano se stesse come dei cammini verso la liberazione. Il loro obiettivo è quello di liberaci dal condizionamento abituale e quindi anche di liberarci dalla sofferenza, perché la sofferenza è un prodotto del nostro condizionamento inconscio. In altre parole, sono delle vie per la realizzazione di Dio, o per la autorealizzazione, che è una condizione di completa beatitudine.
Dio, in questo significato, non è il Dio Creatore delle religioni deistiche come il Giudaismo, l’Islam o il Cristianesimo. Piuttosto, Dio è la totalità trascendentale dell’esistenza, l’Assoluto. Questo Assoluto è considerato come la natura essenziale, il Sé trascendentale, che è alla base della personalità umana. Quindi, quando viene rimosso il condizionamento inconscio a causa del quale percepiamo noi stessi come un ego indipendente e isolato, realizziamo nel profondo del nostro essere che siamo tutti lo stesso Uno, lo stesso Assoluto.
2. La scienza e la tecnologia come ricerca della spiritualità, la fisica quantistica come ponte
L’impulso verso la trascendenza è dunque intrinseco alla natura umana. Si manifesta non solo nella ricerca religiosa/spirituale, ma anche nelle aspirazioni della scienza, della tecnologia, della filosofia, della teologia e delle arti.
Questo non è sempre ovvio, specialmente in quelle aree, come la scienza contemporanea, che sono ansiose di negare ogni associazione con il pensiero metafisico, omaggiando invece gli idoli gemelli dello scetticismo e della obiettività. Nonostante questo, come i critici della impresa scientifica hanno sottolineato, nella sua appassionata ricerca della conoscenza e del significato, la scienza ha meramente usurpato la posizione di superiorità una volta occupata da religione e teologia.
Oggi, le radici metafisiche della scienza sono rese visibili specialmente dalla fisica quantistica, che indebolisce la ideologia materialistica che è stata il credo di molti, se non tutti, gli scienziati degli ultimi 200 anni. In effetti, fisici all’avanguardia come David Bohm e Fred Alan Wolf hanno formulato delle vaste interpretazioni fisico-quantistiche della realtà che convergono in molti aspetti con le tradizionali idee Orientali del mondo: l’universo è un singolo e fondamentalmente inimmaginabile mare di energia (“schiuma quantica”) nella quale forme (cose) diversificate appaiono e scompaiono, possibilmente per tutta l’eternità.
Gary Zukav scrive:
“La meccanica quantistica, ad esempio, ci dimostra che non siamo separati dal resto del mondo come una volta credevamo. La fisica delle particelle ci indica che il “resto del mondo” non sta pigramente seduto “lì fuori”. E’ un regno scintillante di continua creazione, trasformazione e annientamento. La idea della nuova fisica, quando è pienamente compresa, può produrre esperienze straordinarie. Lo studio della teoria della relatività, ad esempio, può produrre la eccezionale esperienza che spazio e tempo sono solo costruzioni mentali!”
3. Il dilemma moderno della ricerca della spiritualità
E’ evidente dal lavoro di scienziati creativi come quelli su menzionati che la scienza, come ogni tentativo umano, contiene in sé l’impulso verso la trascendenza. John Lilly ha giustamente definito la scienza come “la simulazione di Dio”. Quello che Lilly intendeva con questa frase era quanto segue: noi esseri umani cerchiamo di descrivere e capire noi stessi e il mondo che apparentemente ci circonda. Così facendo, creiamo modelli della realtà e programmi con i quali possiamo muoverci nei nostri mondi concettualizzati e simulati. Nel frattempo, però, siamo spinti – o tirati – ad andare oltre i nostri modelli e le nostre programmazioni, oltre la nostra mente.
Se guardiamo alla scienza e alla tecnologia come forme dello stesso impulso verso la trascendenza che ha motivato i saggi indiani ad esplorare l'universo interno della consapevolezza, possiamo vedere molte cose in una nuova prospettiva radicalmente diversa Non dobbiamo necessariamente considerare la scienza e la tecnologia come perversioni dell'impulso spirituale, ma piuttosto come espressioni inconsce dello stesso. Nno ci sono giudizi morali in questo, possiamo semplicemente introdurre una consapevolezza globale e autocritica verso l’impresa scientifica e tecnologica. In questa maniera, possiamo sperare di trasformare quella che è diventata una galoppante ossessione dell’emisfero celebrale sinistro in una autentica e legittima ricerca in servizio dell’essere umano completo e di tutta l’umanità.
Nel piacevole testo di Rabindranath Tagore “Gitanjali”, troviamo una frase che riassume il nostro atteggiamento moderno, che è un atteggiamento di dilemma:
“La libertà è tutto quello che cerco, ma nello sperarci provo vergogna”.
Proviamo vergogna e imbarazzo perché sentiamo che la ricerca della libertà spirituale, o estasi, appartiene ad una era passata, una visione del mondo perduta. Ma questo è solo una verità a metà. Mentre certe concezioni e approcci alla libertà spirituale sono chiaramente antiquati, la libertà in se e la sua ricerca sono importanti e rilevanti oggi come lo sono sempre stati.
Il desiderio di essere liberi è un impulso e una preoccupazione senza tempo. Vogliamo la libertà, o la felicità permanente, ma raramente confessiamo questo desiderio profondo.
Rimane al livello di programmazione inconscia, motivando segretamente tutte le nostre azioni – dalla ingegnosità scientifica e tecnologica alla creatività artistica, dal fervore religioso allo sport, dalla sessualità alla maniera di socializzare fino, ahimè, alle dipendenze create dall’alcool o dalle droghe. Proviamo ad essere realizzati, resi integri o felici da tutte queste attività. E ovviamente, scopriamo in maniera frustrante che qualsiasi felicità o libertà ne otteniamo è effimera, e prendiamo questa realizzazione come un incentivo a continuare la nostra ricerca rituale dell’autorealizzazione cercando ulteriori stimoli.
Oggi, però, possiamo prendere inspirazione e coraggio dalla nuova visione incarnata dalla fisica quantistica e dalla psicologia transpersonale, ed elevare arditamente questa ricerca a livello di necessità cosciente.
In questa maniera, la saggezza senza rivali degli insegnamenti sulla libertà indiani e orientali possono assumere nuovi significati per noi, e l’attuale incontro tra Occidente ed Oriente può finalmente realizzarsi.
(Tratto e tradotto da "The Yoga Tradition: its History, Literature, Phylosophy and Practice" (2008) di Georg Feuerstein, Hohm Press).