Una premessa fondamentale di tutte le scuole di pensiero esoteriche è che il mondo che percepiamo con i nostri sensi è solo una minuscola parte di una realtà più vasta e ampia, che viene associata all’energia vibrazionale del cosmo.
Ancora una volta, possiamo usare la fisica quantistica per spiegare questo concetto. La fisica quantistica opera comodamente con le nozioni di elettroni e altre particelle atomiche, anche se nessuno le ha mai effettivamente viste. La realtà è vista come una misteriosa rete con una profondità interiore alla quale non sappiamo dare una fine, come afferma il fisico britannico Harold Schilling: la realtà può essere vista come “…una rete cibernetica di circuiti… più come una fabbrica delicata che come un edificio di cemento e mattoni”.
Questa profondità degli oggetti e delle cose si riferisce ovviamente anche al nostro corpo, e i praticanti di Yoga nei secoli hanno scoperto, tramite il loro lavoro di consapevolezza interna, delle realtà e delle entità non materiali di cui la scienza moderna non sa nulla, e che non riesce a spiegare. Come esempio, possiamo pensare alla agopuntura della medicina tradizionale cinese, per la quale la medicina occidentale non ha ancora trovato un modello che rientri nei suoi parametri scientifici e che possa spiegare come funzioni. Eppure, funziona. E così anche per lo Yoga. Il "sentirsi bene" dopo la pratica fisica causato dallo strizzare e stirare il corpo in tutte le direzioni non è solo un sentirsi bene a livello fisico ma anche a livello mentale.
In India come in altre parti del mondo, è risaputo che il nostro corpo fisico ha un corrispondente corpo energetico. L’”anatomia” e la “fisiologia” di questo corpo energetico - chiamato “corpo astrale” o “corpo sottile” – sono stati oggetti di studio in particolare nelle tradizioni di Hatha e Tantra Yoga.
Il Prana
Un importante concetto del corpo energetico è quello del Prana.
Il Prana, che in sanscrito significa "vita" o "energia vitale", o ancora "quello che è infinitamente ovunque", è presente anche in altre culture e tradizioni. I Cinesi lo chaimano Ki (Qi) i Polinesiani Mana, gli indios americani Orenda, gli antichi germanici Od. Recentemente, alcuni parapsicologi russi hanno introdotto il termine bioplasma per indicare questa energia vitale. Il Prana è stato variamente descritto come: energia vitale che permea l’universo; energia fisica, mentale, intellettuale, sessuale, spirituale e cosmica; tutta l’energia vibratoria; tutta l’energia fisica come il calore, luce, gravità, magnetismo ed elettricità; l’energia nascosta o potenziale in tutti gli esseri; il primo motore di attività; l’energia che crea, protegge e distrugge; vigore, potenza, vitalità, vita e spirito; il principio della vita e della consapevolezza; il respiro vitale di tutti gli essere dell’universo; il fulcro della Ruota della Vita; l’essere e il non essere.
E queste sono solo alcune definizioni del Prana, che messe assieme possiamo prendere come riguardanti quella forza vitale, sostenitrice della vita, che permea tutti gli esseri viventi e come quell’energia vitale presente in tutti i processi dell’universo. Se non altro, si capisce che è un concetto abbastanza importante…
Un’antico racconto Vedico presente nel testo Chandogya Upanishad racconta che le 5 principali facoltà della nostra natura – la mente, il respiro (il Prana), la voce, le orecchie e gli occhi – stavano litigando su quale di loro fosse più importante (il che riflette la nostra condizione umana ordinaria nella quale le nostre facoltà non sono integrate ma piuttosto competono per attirare l’attenzione…). Per risolvere la disputa, decisero di lasciare il corpo uno alla volta. Vinse ovviamente il Prana: senza respiro non c’è vita.
Attenzione però, il Prana è associato al respiro, ma non deve essere considerato semplicemente come l’aria che respiriamo. Dai testi yogici più antichi, quindi dai Vedas in poi, il respiro è considerato come la porta d’ingresso al mondo delle correnti energetiche vitali generate nel corpo umano e che controllano tutti i processi biologici. Nei libri degli Upanishad il Prana è visto anche come la madre dei pensieri e quindi della mente.
Il Prana, negli esseri umani, viene considerato come un qualcosa che fluisce dall’interno verso l’esterno. Quando una persona è preoccupata, inquieta o confusa, la quantità e densità di Prana nel corpo è molto bassa. Quando la quantità di Prana intorno a noi è più elevata rispetto a quella nel nostro corpo, stiamo male. Possiamo sentirci bloccati o ristretti, senza motivazione o svogliati, o depressi. Meno Prana disperdiamo dal nostro corpo, meglio staremo, mentalmente e fisicamente.
Il Pranayama è la tecnica usata nello Yoga per il controllo, o liberazione, del Prana nel corpo.
Questo verrà presto discusso in un altro articolo.
I Vayu
Esistono 5 forme di Prana, con nomi diversi a seconda delle funzioni fisiche alle quali corrispondono.
Queste forme di Prana sono:
- prana-vayu – corrisponde alla zona del petto e alla inspirazione, porta il Prana dentro
- apana-vayu – corrisponde alla zona del basso addome e alla funzione di eliminazione
- udana-vayu - corrisponde alla gola e regola la parola
- samana-vayu – corrisponde alla parte centrale del corpo e alla funzione della digestione
- vyana-vayu – corrisponde alla distribuzione di energia in tutte le parti del corpo, pervade l’intero corpo
Particolarmente rilevanti sono il prana e l’apana. L'apana in particolare si riferisce a quel tipo di Prana che ha la funzione di eliminazione ma si riferisce anche alla parte bassa dell’addome e alla “spazzatura” (cit. T.K.V. Desikachar, 1995) che si accumula in quella parte del corpo quando la forza del Prana si trova in uno stato di squilibrio. “Quando una persona è lenta e pesante a volte diciamo che ha troppo apana” (T.K.V. Desikachar). L’apana, come energia pranica, è un qualcosa di cui abbiamo bisogno, ma troppo apana può prevenire la formazione di prana. Tutte le energie praniche devono essere in equilibrio per essere efficienti.
I Vayu nella pratica delle asana
Possiamo integrare i Vayu nella pratica fisica dello Yoga, prendendo inspirazione da questi concetti per rendere la nostra pratica più ricca e completa.
Il prana-vayu può essere simboleggiato dal primo respiro che compiamo appena nati. Il corpo del neonato ha bisogno di quel respiro per iniziare la vita sulla Terra. Durante la nostra pratica, notiamo come la inspirazione ci invita ad espanderci, ad iniziare il movimento. Sentiamo, nella inspirazione di questo istante, come questa ci innalza, ci fa espandere, ci muove verso l'alto.
L'apana-vayu è relazionato al momento della espirazione. Spesso durante la pratica l'insegnante consiglia di lasciar andare, espirare, e buttare fuori tutto quello che abbiamo accumulato e che non ci serve più. Ma è veramente possibile lasciare andare tutto con una espirazione? Possiamo, espirando, liberarci dai traumi del passato che si sono memorizzati in tessuti, muscoli, ossa? Se seguiamo bene il concetto dell'apana-vayu, la risposta è sì. Questa è la funzione dell'apana-vayu, di rilasciare, di eliminare l'eccesso, l'accumulo di quello che non ci serve più, di quello che è stato, che ci portiamo dientro, ma di cui non abbiamo più bisogno.
Spesso, quando inspiriamo, ci concentriamo su come il respiro entra nella gola e scende, espandendo i polmoni. Raramente spostiamo l'attenzione sugli effetti della inspirazione nelle narici, occhi, e capelli. Possiamo provare proprio con la prossima inspirazione. Spostando l'attenzione al respiro verso l'alto, non ci sentiamo forse più attenti, più alti, più aperti forse? L'insegnante Jennilee Toner scrive: "L'udana-vayu governa la gola, il cervello e la faccia. Nutre ed alimenta come vediamo e interpretiamo il nostro ambiente, e il modo in cui esprimiamo le nostre reazioni a queste percezioni. Questa qualità di Prana influenza il modo di pensare e di sognare e il modo di comunicare in maniera efficace questi pensieri e sogni al mondo che ci circonda. (...) Il drishti è direttamente correlato a questo Vayu".
Il samana-vayu è localizzato nella zona dell'addome e dell'ombelico e pervade gli organi della digestione. E' quindi strettamente connesso con la nostra capacità di digerire, non soltanto i nutrienti che immettiamo nel nostro corpo con il cibo ma anche le emozioni, le esperienze e i pensieri. Quando espiriamo, possiamo concentrarci su questa parte del corpo per attivare quel fuoco digestivo (agni) che ci permette di transformare ogni nostra esperienza in scelte di vita, assimilando e trasformando quanto immettiamo nel nostro corpo in energia e vitalità.
Il vyana-vayu pervade il corpo intero. Regola ed integra gli altri 4 prana e permette loro di fluire liberamente. E' il prana che circola, si espande e riempie tutti gli spazi del nostro corpo con energia vitale creativa. Possiamo percepire il vyana-vayu alla fine della pratica, nel momento di savasana (rilassamento finale) quando abbiamo quella piacevole sensazione in cui sentiamo l'energia fluire liberamente in tutto il corpo, senza ostruzioni o blocchi.
References:
T.K.V. Desikachar (1995). The Heart of Yoga.
J. Toner (2015) Preventing yoga injuries: the breath, prana and the vayus. EkhartYoga.com - Blog
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